"A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere,
più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico».
Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come
una infezione latente;
si manifesta solo in atti saltuari e
incoordinati,
e non sta all'origine di un sistema di pensiero"
"Se questo è un uomo", P.Levi
Prologo
Ma che cosa avevano raccontato a Sammy quando aveva sei anni?
Le avevano dato da leggere quella lettera scritta da sua "madre", quelle lacrimose frasi in cui lei le spiegava che aveva dovuto lasciarla lì, nel Podere dei Collins, perchè quella era la legge.
"Non ti puoi ricordare di me, hai solo otto mesi, e tuo padre se ne è andato prima che tu nascessi.
Però ricordati tesoro mio che sei Irlandese, battezzata e gentile, e che un giorno ci rivedremo, lavoreremo insieme e moriremo insieme. In un mondo che di sicuro sarà migliore di quello in cui siamo nate. Io anche sono una bambina ancora, ho 16 anni.".
Come faceva sua madre a sapere il carattere di Sammy?
Lei non era gentile.
Mai.
Era una ragazzina arrabbiata, e non avrebbe mai lasciato il Podere dei Collins, anche se, teoricamente, il suo tempo là dentro era quasi scaduto.
Sarebbe rimasta un altro anno, poi le avevano detto che sua madre se la sarebbe ripresa, ora lavorava per il ricco proprietario di un altro podere, faceva la domestica, e lei sarebbe andata a lavorare con lei.
Avrebbe lavorato per uno sconosciuto e con una sconosciuta, e non voleva assolutamente fare una tale fine, ma era predestinata...era la legge, anche quella era una legge da rispettare!
Tutti rispettavano la legge ma nessuno rispettava la vita delle persone, e i sentimenti della gente, Sammy era una ragazzina sveglia, e sapeva che il mondo faceva schifo, se ne rendeva conto benissimo.
Per tutti questi motivi non intendeva mettere mai un solo piede fuori da lì.
Amava l'autunno poi, le piacevano le foglie rosse, arancioni e marroni, le piaceva disegnarle: era un'artista.
Era l'artista del Podere, quella che faceva i quadri, quella che faceva ritratti a chiunque.
Era la preferita di tanti insegnanti, soprattutto in quel periodo autunnale, in cui tutto era silenzioso, fresco, e lei riusciva ad essere al meglio del suo rendimento scolastico.
Ma mai al massimo della sua gentilezza.
Visto che non era affatto gentile.
Mary, mentre il dottore le stava toccando la pancia, annusando i capelli, sentendo il battito del cuore, si era messa a piangere.
Nessuno poteva toccarla così.
Le faceva paura tutto quel contesto.
"Ragazzina è la prassi...adesso te ne vai a prendere il programma settimanale e poi vai a frignare nel tuo caldo lettuccio".
Il Dottore aveva un lungo vestito bianco addosso, un tipo di vestito che lei non aveva mai visto, e le metteva ansia.
Uscì dalla sala in lacrime e con un foglio bianco in mano, Sabine la stava aspettando di fuori.
"Hai finito...ci hai messo un'eternità, su andiamo dalla Signora Alcott, poi ti accompagno in camera tua" - "Ok...".
"Su, un po' di vigore! Abbiamo quasi finito con la prassi".
Tutti nominavano quella parola..."prassi", ma Mary non ne conosceva il significato, nè aveva il coraggio di chiederlo a qualcuno.
La Signora Alcott quando la rivide sorrise.
"Finalmente! Ho finito il tuo programma settimanale almeno venti minuti fa, entra! Visser, non rimanere sulla porta, entra anche tu!".
Sembrava quasi allegra.
Le due entrarono e si sedettero di fronte allo strano tavolo della donna.
"Dammi il foglio che ti ha lasciato il dottore per cortesia...", Mary annuì e con uno scatto glielo consegnò.
La Signora Alcott lo lesse con molta concentrazione, strizzando gli occhi ed annuendo di continuo.
"Bene bene...per gli occhi cominci la cura da domani, hai bisogno di nutrirti ma comincerai a farlo domani mattina perchè l'orario della cena è passato da circa un'ora...e devi lavarti. Lo farai nel bagno della tua stanza, stasera. Sul tuo letto troverai la divisa, la indosserai a partire da domani mattina alle sette, quando verrai a fare colazione.
Domani ti daremo il braccialetto con scritto il tuo codice, il tuo nome e la tua casta. Con quello potrai accedere ai pasti, alle lezioni e a tutto quello che ti sarà utile".
"Non posso mangiare proprio nulla adesso? Ho molta fame..." - "No, è la prassi, l'ora di cena è finita".
Era la prassi.
Quella dannatissima prassi che le era così nemica.
"Ecco il tuo programma settimanale".
La vecchia le diede un foglio rigido e nero dove erano appena state stampate in bianco tutte le lezioni a cui avrebbe preso parte Mary, gli orari della colazione, del pranzo, della merenda all'aperto, della cena e della messa domenicale.
"Ci sono delle regole fondamentali qui dai Collins".
"Voglio saperle..." - "Rispettare sempre il programma, sempre, è una questione di vita o di morte. Romperesti un equilibrio fondamentale. Non uscire mai dal podere, mai, nemmeno ottenendo il consenso da qualche insegnante, è assolutamente vietato, sei sotto la nostra responsabilità. Come lo sono tutti" - "Ok..." - "Mangiare sempre tutto ciò che ti verrà messo nel piatto, fare tutti i compiti che ti verranno assegnati, nel tuo caso dovrai sempre andare a messa e frequentare la catechesi, perchè sicuramente i tuoi non ti hanno mai portato a farla", ridacchiò - "E adesso puoi andare, è stato un piacere e credo che difficilmente ci rivedremo ancora".
L'idea di non vederla più rese Mary davvero felice.
"Visser, portala via".
Mentre risalivano le scale Sabine le diede un pezzo di pane : "Ce l'avevo nella borsa...so che stai morendo di fame, questo è tutto ciò che ho da darti però", Mary grata alla donna, lo divorò in tre secondi.
"Meredith 32, ti prometto che da domani la tua vita diventerà rassicurante".
Arrivarono dopo una ventina di minuti davanti alla stanza numero 61 e Sabine bussò alla porta.
Fu una ragazzina bassina con i capelli rossi e spettinati e il naso tempestato di lentigini ad aprire.
"Professoressa...chi è questa? Dobbiamo darle il letto di Eva?" - "Samantha 13 lasciaci entrare...".
Samantha 13 si spostò e le lasciò passare.
Mary vide un letto con sopra una divisa bianca con le righe nere.
"Ma Eva se ne è andata solo ieri e già l'avete sostituita?" - "E' così che va il mondo Samantha 13...le altre dove sono?" - "A guardare il cielo con il Professor Leroy...io ho preferito rimanere qui" - "Perfetto, allora sarai la prima a socializzare con Meredith 32, io vado a dormire".
Sabine guardò Mary, con dolcezza.
"Buonanotte piccoletta", poi si rivolse all'altra bambina: "'Notte anche a te Samantha 13" - "Buonanotte".
Poi uscì.
"Non chiamarmi mai Samantha 13, io sono Sammy van Nistelrooy, per tutti...o almeno per chi qui dentro mi conosce e sono Irlandese di origine. Non pensare che farai come ti pare dentro questa stanza, prima di tutto comincia a lavarti, perchè mi sembri...come dire...grigia. Non so se avremo lezioni insieme, e onestamente non mi interessa, ti hanno messo al posto di Eva, che era la mia migliore amica, e la cosa mi urta da morire" - "Ma dove sta adesso questa Eva?" - "Con suo padre, si sono trasferiti nel continente Declin, ma non la invidio, io adoro questo posto".
Era sincera, si vedeva. Ed era anche sgarbata e cattiva.
"Noi dobbiamo collaborare perchè facciamo parte della stessa Casta, anche tu hai una croce sulla mano, anche tu sei povera e anche tu stai per diventare un'adolescente. Quindi non ci remeremo contro...ma non remeremo insieme. Mai."
Grazie a Michela Di Bartolomeo per la foto <3