domenica 26 agosto 2012

Parte 6 : Il Signor Lee

 Hai già letto la prima parte, la seconda parte, la terza parte e la quinta parte di questo romanzo? Se non lo hai fatto ti conviene, prima di iniziare questa qui...ecco il link della prima parte : "Parte 1: Il Gabbiano",  quello della seconda: "Parte 2: Il Podere dei Collins"  ,quello della terza parte : Parte 3: Sammy ,quello della quarta : "Parte 4: Il cuore grigio di una madre" e quello della quinta : "Parte 5: Cattiva": te li aprirà automaticamente in una nuova scheda, mi raccomando poi torna qui ;)

"Ci saranno quelli tra voi che lo troveranno fuori luogo
 e tutti gli altri lo giudicheranno grottesco,
 ma lasciate che vi dica una cosa,
 amici miei: sempre meglio un amore bizzarro
 che nessun amore"
S. King Il Miglio Verde 

Parte sesta: Il Signor Lee.
22 Ottobre 2355, Agony, Podere dei Collins. 

Quella notte Sammy non fece nulla a Mary, le altre loro compagne di stanza ,Jaya e Charlotte, erano rimaste sveglie a chiacchierare e lei aveva preferito mettersi a riposare invece di aspettare invano l'ora dell'assoluto silenzio.
Sammy non agiva mai se c'erano testimoni nei paraggi, così aveva rimandato il tutto ad un futuro piuttosto prossimo.
La mattina Mary, che quel giorno si sentiva piuttosto allegra, dopo aver fatto colazione, era andata alla lezione del Professor Lee.
C'erano esattamente le stesse persone che il giorno prima stavano seguendo il corso della Professoressa Dumont, ma stavolta non arrivò per ultima, e non si sedette vicino a Sammy, bensì a Charlotte 51, la sua compagna di stanza più silenziosa.
Era molto bassa, con i capelli corti e scuri e gli occhi piccoli. Non parlava mai, ma quando le veniva in mente di farlo non sbagliava mai giudizio, e questo indispettiva da morire Sammy.
"Questa è la lezione che preferisco...e lui è davvero bravo", le disse Charlotte sotto voce, Mary sorrise, ma non era affatto attratta dal nome di quel corso.
Poi il Signor Lee entrò nella grande stanza e salutò tutte le ragazze con un grande sorriso.
Era molto giovane, biondo, con gli occhi chiari e grandi, un po' di barba rossiccia, i vestiti scuri.
"Ragazze buongiorno a tutte!", loro risposero, sorridenti. Mary capì subito il perchè dei loro sorrisi. Era un uomo carino.
"So che c'è una ragazza nuova tra voi...adesso provo ad individuarla...", strizzò gli occhi, e la guardò subito, la indicò : "Sei tu! La biondina vicino a Charlotte!", lei imbrazzata disse ad alta voce: "Sì, sono io, mi chiamo Meredith 32" - "Per me non hai nessun numero...sei solo Meredith, o preferisci un altro nome?" - "No...va benissimo così".
Mary sentì caldo.
"Mi presento, io sono Edmund Lee, sono di origine Canadese e sono il tuo insegnante di lettura, ma anche se potrà sembrarti che io voglia...che so...insegnarti a leggere, non sono qui per questo, bensì per allenarti a farlo, ho in quell'armadio laggiù tantissimi libri, quelli di carta che oggi non vengono più stampati, e ti farò leggere solo ed esclusivamente su quelli, nessun computer, nessuno schermo portatile, niente di niente", Mary non capiva la metà delle cose che le stava dicendo.
"Spero che ti divertirai e che, facendolo, riuscirai a divorare grandi quantità di libri!", lei annuì e Charlotte le sussurrò : "E' il professore migliore del podere...e se te lo dico io puoi starne certa".
Il Signor Lee consegnò un libro ad ogni ragazza e poi, una ad una, le invitò a leggerne un estratto, ad alta voce ed in piedi.
Mary ricevette una copia di un libro ingiallito con il titolo di : "Il Miglio Verde", Charlotte invece uno con il titolo di "Next".
"Carla comincia tu...". Lei lesse un po' timida e tremante.
"...vi dico che io ci andavo, quel giorno, per il mio primo esperimento. E insomma, lo volete fare anche voi, sì o no, questo esperimento con me, una buona volta? ...".
"Patricia...tocca a te...".
" ...era un colpo gravissimo. Il Titanic era definito inaffondabile, e non solo negli opuscoli turistici...", si fermò per starnutire.
"Meredith...facci sentire che sai fare".
La ragazzina, intimidita, si alzò.
"Coraggio Mary, tutto sta nel leggere la prima parola...ti servirà per essere più sicura di te stessa, lui lo fa per questo, ci fa leggere in piedi davanti a tutti per affrontare meglio le altre".
Respirò profondamente, aprì una pagina del libro a caso, sorrise alla sua vicina di banco e cominciò a leggere: "Ci...ci...saran-no quelli tra...tra...voi", qualcuno ridacchiò : "che lo troverann...o...fuori loco...cioè luogo...e tutti gli altri...lo...lo...lo...giudicheranno grott-esco, ma lasciate che...vi dica una cosa... amici miei : sempre meglio un amore bizzarro che...nessun amore". Tirò un respiro di sollievo e si sedette di nuovo, mentre il Professore la guardò sorridendole, per poi cominciare ad applaudire.
"Devi essere davvero fiera di te! Sei in questo posto da appena due giorni e non ti sei rifiutata di leggere davanti a tutte loro, e sono davvero tante...", si rivolse anche a tutte le altre : "Forza, ragazze! Fate un applauso a Meredith!", tutte, obbedienti, applaudirono.
Mary non si sentì a disagio, nè triste o sconsolata...o arrabbiata.
Si sentì felice, e non ebbe più il coraggio di guardare quel signor Lee negli occhi, era forse nata per lui una strana forma d'amore?
Probabile.

I giorni passarono rapidamente al Podere dei Collins.
Meredith cominciò la sua catechesi, con Suor Estella, una donnina con la carnagione scura e con un panno nero sulla testa, che le aveva spiegato che lei aveva scelto di sposare Dio.
Una scelta che Mary non riusciva a concepire, che non capiva.
Come si poteva sposare Dio?
Sammy anche seguiva la catechesi con lei, ed era sempre pronta a rispondere alle domande di Suor Estella.
Le lezioni del Professor Lee diventarono ben presto quelle preferite di Mary che aveva cominciato, di nascosto, a leggere un libricino con un bel titolo, si chiamava : "Le pagine della nostra vita".
Con Charlotte le cose poi andavano molto bene, anche con Jaya, che il giorno prima a pranzo le aveva regalato la sua fetta di pane.
Sammy invece si comportava come se lei non esistesse.

29 Ottobre 2355, Agony, Podere dei Collins.

Mary, dopo aver cenato, si recò da sola in camera.
Quella sera era piuttosto stanca, e desiderava mettersi al letto per leggere qualche pagina del suo libro.
Era diventata infatti più rapida e anche più brava.
Leggeva ad alta voce, da sola.
Aprì la porta ed ebbe una brutta sorpresa.
"Meredith 32..." - "Ciao Sammy", la ragazza era seduta sul suo letto, tenendo il suo libro in mano.
Solo alcune candele illuminavano la stanza altrimenti buia.
"E' tua questa robaccia?" - "Sì, il Professor Lee mi ha dato il permesso di leggerlo", Sammy, furiosa, si alzò e si avvicinò moltissimo al suo viso, guardandola in cagnesco...

La nuova parte arriverà il 12 Settembre! Per ora lasciatemi i vostri PREZIOSI commenti! :) Anche chi non ha mai commentato!
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Grazie a Michela Di Bartolomeo per la foto <3


giovedì 16 agosto 2012

Parte 5: Cattiva

Hai già letto la prima parte, la seconda parte, la terza parte e la quinta parte di questo romanzo? Se non lo hai fatto ti conviene, prima di iniziare questa qui...ecco il link della prima parte : "Parte 1: Il Gabbiano",  quello della seconda: "Parte 2: Il Podere dei Collins"  ,quello della terza parte : Parte 3: Sammy e quello della quarta : "Parte 4: Il cuore grigio di una madre" : te li aprirà automaticamente in una nuova scheda, mi raccomando poi torna qui ;) 


"Non sono pazzo, fratello. 
Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci. 
Siamo astuti come animali affamati.
 Non c'entra la pazzia.
 È genio, quello. È geometria. Perfezione."
A. Baricco "Novecento. Un Monologo" 

Prologo

Sapete cosa non mancava mai nei romanzi che Sammy amava tanto leggere?
Il cattivo.
C'è sempre qualcuno che disturba i buoni, generosi e simpatici protagonisti, no?
A Sammy solo una cosa dispiaceva, che ogni volta il cattivo o la cattiva fossero segnati da un passato crudele, da dimenticare.
La madre li picchiava, il padre ubriacone ed assente, gli amici falsi, ipocriti, pronti a tradirli.
Sammy non aveva ferite alle spalle, o meglio, avrebbe dovuto averne per quello che le era capitato...ma non ne aveva, non se ne curava.
Lei stava benissimo. Stava davvero una pacchia.
Lei era una vera cattiva, una che meritava di essere chiamata così, non una cattiva costruita dal celato cuore d'oro...lei era veramente così, e quella Meredith non le piaceva.
Meredith era una bambina dallo sguardo perso nel vuoto, ignorante, stupida, noiosa e bruttina, cosa avrebbe potuto farci con lei? Forse del buon brodo, sarebbe stata più utile da gallina che da umana.
L'aveva guardata fare colazione quella mattina, non sapeva nemmeno tenere in mano un cucchiaio, non sapeva stare in mezzo alla gente, sembrava aver paura, e la divisa le stava male.
Per fortuna non aveva ancora osato rivolgerle la parola...non dopo il discorso che le aveva fatto. 


Parte quinta : Cattiva.
21 Ottobre 2355, Agony, Podere dei Collins.

Mary entrò dentro quella grande aula dalle mura immacolate, e guardò quella donna magra magra ed anziana che stava seduta su una grande poltrona nera, aveva lo sguardo fisso nel vuoto.
"Tu chi sei?", le chiese senza guardarla.
"Sono Meredith 32" - "Quella nuova" - "Sì, sono io" - "Allora accomodati vicino a Samantha 13".
Solo in quel momento si rese conto che l'aula era piena e mancava solo lei, c'era solo il suo posto libero. Era arrivata tardi.
Quella era lezione di attualità, c'era scritto sul suo programma settimanale, e l'insegnante si chiamava Daphnée Dumont.
Si accomodò vicino a Sammy e le sorrise, lei, proprio come l'insegnante, non la guardò.
Poi la Dumont cominciò a parlare, mentre Mary cominciava a sentir caldo nei suoi nuovi abiti.
"Come vi dico sempre voi venite qui, una volta a settimana, per essere informati su quello che succede là fuori.
So che non vi interessa, e che molti di voi reputano la mia disciplina inutile, perchè, ovviamente, credete che vi riguardi solo ciò che accade in questo luogo.
Ma il Podere dei Collins non è il mondo intero, certo che no...il mondo è la fuori, e un giorno tutti voi vi farete ritorno, in un modo o nell'altro", Sammy esclamò : "Proff, non è detto!" - "E' detto, i Poderi non ci saranno per sempre, la guerra finirà, le guerre sono sempre finite, non possono e non devono durare in eterno".
Tutte le ragazze in aula cominciarono a sbuffare e a parlare tra loro, Sammy non disse più nulla, cominciò a guardare in aria, senza nessuna espressione particolare, sembrava solo un po' scocciata.
"Allora, stamattina il Villaggio Grigio e Il Villaggio del Fiume sono stati attaccati dai soldati di Declin, la guerra dopo anni e anni di stallo è avanzata, in molti lo dicevano, e sebbene nemmeno io lo credevo possibile, dopo tutto questo tempo...è arrivata al sud, sono state uccise cinquantasette persone, venti solo al Villaggio Grigio, e i restanti al Villaggio del Fiume".
Mary conosceva il Villaggio Grigio, ci aveva vissuto fino al giorno precedente, ma non ebbe il coraggio di chiederle se era a conoscenza dei nomi delle vittime.
Sammy  guardò Mary per qualche istante, poi alzò la mano.
"Dimmi Samantha 13", le disse la Dumont - "Il Villaggio grigio ha solo ottocento abitanti, non è così?" - "Esatto" - "Mentre quello del Fiume più di duemila..." - "Esatto" - "In pratica quelli del Grigio stanno finendo".
La Professoressa Dumont scosse il capo : "Non voglio sentire nessuno di voi parlare così, la guerra finirà, ora che sono a Sud capiranno che non hanno più niente da prendere, capiranno che hanno vinto ormai da decenni e se ne andranno per sempre".
Mary si guardò intorno per un minuto.
Erano davvero tante le sue compagne di sventura.
Alcune erano nere, altre pallide, altre con le guanche rosse.
Alcune more, altre bionde, altre rosse, altre di capelli non ne avevano.
Altre sembravano delle bambole di porcellana, Mary ne aveva vista una un tempo, gliel'aveva fatta vedere sua nonna.
Altre erano molto basse, altre no...erano un po' troppo alte.
E altre la stavano fissando a loro volta, sorridendole, una le aveva fatto la linguaccia.
Erano come tante bamboline in una prigione, che venivano coccolate e vestite come veniva deciso da chi dirigeva quel posto...che era lontano da tutti gli altri posti.

Dopo esser uscita dall'aula dalle mura immacolate Mary incontrò Sabine per il corridoio, e correndo le si avvicinò : "Ho saputo di quello che è successo al mio villaggio, come stanno mamma e papà?" - "Benissimo tesoro, ci siamo informati proprio adesso, quando avrai dodici anni ed uscirai dal Podere li troverai ad aspettarti", alla bambina venne da piangere per la gioia, e l'abbracciò.
Sabine non aveva mai mentito tanto spudoratamente, soprattutto non su una cosa del genere, eppure aveva superato il suo limite proprio in quel momento.
I suoi genitori erano morti entrambi nella resistenza.
Suo padre aveva respinto i soldati, mentre sua madre ne aveva accolto uno in casa, che dopo averla uccisa aveva abusato di lei.
Ma perchè dirlo a quella ragazzina?
Perchè rovinarle quell'attimo, quella giornata...perchè rovinarle l'intera vita?
Non ne valeva la pena.
In fondo era proprio quella l'atmosfera che si respirava dentro al Podere dei Collins, anzi...era l'atmosfera che si respirava in tutti i Poderi di quel mondo orrendo.
Era l'atmosfera della menzogna.
L'atmosfera di una realtà vissuta in modo diverso, vissuta per quello che si sapeva, per quello che trapelava dalle bocche di quegli strani insegnanti, che parlavano a quei ragazzini del mondo là fuori...ma che erano i primi ad averne paura.
"Sei contenta Meredith 32?" - "Sì, sono tranquilla adesso", continuava ad abbracciarla, e lei diventava un po' più sporca, un po' più bugiarda e...peccatrice.

A cena nessuno rivolse parola alla ragazzina bionda e appena arrivata dal Villaggio Grigio, lo fece solo una strana donnetta con una tela di stoffa in testa.
La fecero pregare prima di mangiare, come le avevano detto di fare anche a pranzo, le avevano fatto recitare il Padre nostro, a tutte quelle ragazzine povere e cattoliche.
Aveva scandito ogni singola parola di quella preghiera, e mentre lo aveva fatto le era scesa una lacrima dall'occhio destro, per la felicità però.
Ringraziò quel misterioso Padre, perchè i suoi non erano morti quel giorno.
In tanti se ne erano andati in cielo del Villaggio Grigio, ma i suoi genitori no, perchè l'avrebbero aspettata.

Sammy non recitò la preghiera, era presa da altro.
Stava pensando a come far ricordare la notte alla piccola ragazzina sfigata appena arrivata, era decisa a sfogare con lei le sue frustrazioni, e ne aveva....oh sì che ne aveva.


ECCO LA QUINTA PARTE : QUI!

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Grazie a Michela Di Bartolomeo per la foto <3

lunedì 6 agosto 2012

Parte 4: Il cuore grigio di una madre

Hai già letto la prima parte, la seconda parte e la terza parte di questo romanzo? Se non lo hai fatto ti conviene, prima di iniziare questa qui...ecco il link della prima parte : "Parte 1: Il Gabbiano",  quello della seconda: "Parte 2: Il Podere dei Collins"  e quello della terza parte : Parte 3: Sammy : te li aprirà automaticamente in una nuova scheda, mi raccomando poi torna qui ;) 

“ La normalità è solo una questione di consenso. 
Ossia, se  molta gente pensa che una cosa sia giusta,
 quella cosa lo diventa."

Veronika decide di morire”, P. Coelho


Prologo

Ma cosa era la normalità? La normalità per Meredith erano le lunghe passeggiare sulla neve morbida.
Lo specchiarsi in quel piccolo lago che d'Inverno diventava come vetro.
Il chiacchierare con suo padre Jack, quell'uomo così giovane, così simpatico, così solare...che la guerra aveva portato via. 
Suo padre Jack McFray era partito nel 2311, quando lei aveva sei anni, per il nord di Agony, dove c'erano stati da poco degli attacchi da parte dell'esercito di Declin.
Inizialmente non sarebbe dovuto partire, l'esercito voleva soldati ancora adolescenti, scattanti, non appesantiti dagli anni, poi nel corso del tempo non c'erano stati più abbastanza diciottenni, e la fascia d'età si era ampliata fino a trent'anni, e suo padre era partito, precisamente il 21 di Febbraio...per poi morire il 23 dello stesso mese... e dello stesso anno.
Sua madre lo aveva saputo dopo qualche settimana, prima avevano evitato accuratamente di farglielo sapere, temendo che non avrebbe retto il colpo, invece aveva stupito tutti ed era stata forte, si era rimboccata le maniche, aveva cominciato a lavorare nel Villaggio Grigio, cuciva maglioni e li vendeva alle persone più benestanti e in più il prete della zona la pagava con qualche soldo per pulire la chiesa due volte a settimana.
Poi lei e sua figlia si erano trasferite lì definitivamente, gli affitti erano infatti più convenienti rispetto a quelli di Big City.
Erano sole al mondo.

Meredith adorava sua madre, ma suo padre le era sempre mancato, e quando aveva conosciuto Albin aveva finalmente trovato quella figura maschile che tanto le serviva.
Albin l'aveva rapita una notte, erano fuggiti insieme nell'oscurità, lei aveva diaciassette anni.
L'aveva portata via di nascosto, e avevano fatto l'amore, dentro una casa vuota ed abbandonata, poi lui aveva compiuto diciotto anni, dopo nemmeno un mese...e se ne era andato in guerra.
Meredith allora era rimasta sola, incinta e triste.
Sua madre aveva fatto in modo che la gravidanza finisse lì, l'aveva portata in un posto lontano a farla urgentemente abortire, e poi da un paio di preti per far sì che gli raccontasse tutto.
Lei non aveva più visto Albin, nè aveva più sentito parlare di lui.
Ci erano voluti molti anni per dimenticarlo, e per dimenticare quello che era stata costretta a fare, poi aveva incontrato Paul.
Paul aveva la sua stessa età ed era appena tornato dalla guerra, gli avevano trovato un difetto ai piedi e in più soffriva di intensi attacchi di panico da un po', lì poteva essere solo d'impiccio.
Lo aveva sposato senza conoscerlo troppo, e lui era andato a stare da lei e subito dopo aveva trovato lavoro nell'impresa di pulizie che si occupava di mantenere "presentabili" le strade del Villaggio Grigio. 
Quando erano sposati da dieci anni, per errore, avevano concepito una bambina, e nonostante gli avvertimenti di tutti, nonostante i rimproveri della madre di lei: "Meredith! Non avrete da darle nemmeno l'acqua da bere!", lei stavolta aveva portato a termine la sua gravidanza, ed aveva chiamato sua figlia come lei.
Si pentiva continuamente di aver avuto la piccola Mary, ma ogni volta che la piccolina la guardava il suo cuore grigio sobbalzava, dandole un secondo di vita in più.
Dandole una ragione per stare al mondo.

Parte quarta : Il cuore grigio di una madre.

Meredith guardò fuori dalla finestra e vide solo polvere.
La polvere le dava il tormento da anni.
La polvere le impediva di vedere la realtà.
La polvere la stava ammazzando lentamente.
Non aveva i soldi per campare, ma non aveva nemmeno quelli per curare i suoi gravi problemi ai polmoni, e ora non aveva nemmeno qualcosa che la allietasse.
A cinquant'anni era una delle donne più sole al mondo.
Sua figlia se l'erano portata via, era andata in una di quelle maledette fattorie e non avrebbe mai fatto ritorno.
Chi avrebbe di nuovo dato una figlia minorenne a dei genitori che l'avevano tenuta in una cassetta della legna per tutto quel tempo?
Chi l'avrebbe affidata una ragazzina a un padre e una madre incapaci di nutrirla, vestirla in modo decente e colpevoli perfino di averle quasi causato la cecità?
Non erano stati capaci nè di fare i genitori e nemmeno di nasconderla!
Eppure si erano impegnati, avevano fatto di tutto per tenerla lontana dal mondo là fuori.

Le avevano impedito di vedere sofferenza e dolore, senza rendersi conto che in quel modo non l'avevano preparata a nulla, e sicuramente ora, con tutte quelle persone attorno e in quel posto lontano, avrebbe vissuto un trauma non indifferente.



21 Ottobre 2355, Agony, Villaggio Grigio.

Paul era uscito presto di casa, serviva una mano al Villaggio. Era stato tutta la notte a piangere per sua figlia.

Già da giorni, Meredith,  sentiva le persone mormorare : "Stanno arrivando! L'esercito di Declin sta per arrivare nelle nostre case!".
Lo avevano detto due vecchietti quando quattro giorni prima era uscita per comprare il pane.
"Ah sì? La Guerra sta avanzando? Ma è stabile a Nord ormai da anni, ne saranno passato cinquanta come minimo", aveva preso parte al discorso, le piaceva sapere a cosa sarebbe andata incontro.
Quel vecchietto pallido e magro aveva esclamato : "Io lo dico da sempre! Le guerre non sono mai ferme! Avanzano! E nemmeno noi al Sud possiamo stare tranquilli, verranno qui e ci ammazzeranno, rimarranno vivi solo i bambini nei Poderi e i loro insegnanti" - "E gli abitanti di Declin..." - "Esatto, siccome la feccia non muore mai" - "Ma invece Desolation? Come procede la guerra lì?" - "E' in stallo, o almeno così si dice".

Quei vecchietti non erano dei ciarlatani, infatti la guerra arrivò lì, nel Villaggio Grigio, il 21 Ottobre del 2355, dopo cinquantuno anni che era iniziata e dopo nemmeno ventiquattro ore che la piccola Meredith McFray si era trasferita nel Podere dei Collins.
I soldati non volevano uccidere, ma solo spaventare e mangiare a più non posso, le battaglie li avevano stremati e non erano rimasti in molti.
Ma la fortuna non fu dalla loro parte, infatti in quel maledetto villaggio non era rimasto quasi niente.
Un soldato di circa venticinque anni era entrato in casa di Meredith mentre la donna era sola.
Era vestito di grigio, un grigio molto chiaro, ed indossava un casco, lei poteva vederne solo gli occhi castani.
"Non sei così giovane come mi dicevano" - "Chi ve lo aveva detto?" - "Un mio compagno è passato qua davanti e ti ha vista dalla finestra, mi ha detto che avrei trovato una bella donna con cui sdraiarmi per qualche minuto, invece sei vecchia e moscia".
Meredith ebbe paura, e lentamente si allontanò il più possibile dal giovane soldato.
"Stai scappando donna? Non te ne andare prima di avermi dato dell'acqua" - "Ve ne darò solo se poi uscirete di qui, non voglio guai, e mio marito sta per tornare" - "Chi è tuo marito?" - "Paul McFray, è un ex soldato, ed è uscito solo per un momento a comprare qualcosa".
"Una famiglia ricca mi sembra di intendere, comunque sì, ti risparmierò, ma tu dammi da bere, quegli orribili spazzini mi hanno affaticato".
La donna spalancò gli occhi.
"Conosci qualcuno addetto alle pulizie della città?".
Il giovane si sedette.
"Sì, qualcuno, di vista...non esco molto di casa, cosa hanno combinato?", prese una brocca d'acqua e riempì un bicchiere di vetro, le mani le tremavano e non riusciva a controllarle.
"Stamattina si sono messi contro di me e i miei compagni, alcuni sono ex soldati proprio come tuo marito, ce lo hanno detto credendo che ci avrebbero spaventato, mi ha fatto ridere vedere degli uomini a pulire...sono ridicoli, tu che lavoro fai donna?" - "Per ora nulla, fino a ieri ho fatto la mamma, ecco l'acqua".
Gliela porse, temendo quello che stava per dirle.
Lui la bevve tutta d'un sorso.
"La mamma, e poi tuo figlio è morto? Era molto piccolo?", non poteva dirgli la verità : "Sì, è morto di pochi mesi, proprio ieri" - "Una famiglia in lutto quindi".
Il soldato rise, e Meredith gli chiese ancora : "Cosa hanno fatto gli addetti alle pulizie?" - "Hanno cominciato ad insultarci e a tirarci contro i loro sporchi arnesi, li abbiamo ammazzati tutti".
"Tutti?" - "Sì, tutti, erano in sette, e sono morti tutti, anche se stranamente si sono difesi bene".
"Ce ne stava anche uno con la divisa rossa e i capelli cortissimi...magro magro?" - "Certo, è lui che ha guidato la rivolta, lo conoscevi?".
Poi Meredith si gettò su di lui, gli diede sberle, schiaffi, graffi, dove le sue mani riuscirono ad arrivare.
Gli sputò addosso, e lui inizialmente non fece niente, forse perchè non riuscì subito a capacitarsi di quello che gli stava accadendo, poi la spinse violentemente a terra, e lei sbattè la testa.
"Stupida donna! Mi hai fatto credere di essere gentile! Va all'inferno!".
Meredith sentì l'odore del suo stesso sangue, mentre se ne stava lì per terra, a respirare sempre più di rado.
Avrebbe raggiunto di lì a pochi attimi sua madre, che era morta in quel modo tanto brutto, suo marito, forse anche Albin, che sicuramente era morto in guerra.
Avrebbe riabbracciato suo padre, l'uomo tanto dolce che la portava a vedere il lago che d'inverno diventava vetro.
E di sua figlia che ne sarebbe stato?
Sarebbe rimasta sempre nel podere, dove l'avrebbero istruita, vestita bene a anche pettinata.
Dove l'avrebbero ascoltata e fatta dormire in una stanza pulita ed accogliente.
Dove l'avrebbero accarezzata nei momenti di sconforto, e abbracciata quando piangeva.
Meredith poi morì, e prima di morire chiuse gli occhi, vedendo il volto di sua figlia.
Stanze accoglienti, pettini e bei vestiti non le importavano veramente, a lei sarebbe servito solo un po' d'amore.
 


Potete leggere la quinta parte qui : "Parte 5: Cattiva"

Grazie a Michela Di Bartolomeo per la foto <3



 

giovedì 26 luglio 2012

Parte 3: Sammy

Hai già letto la prima parte e la seconda parte di questo romanzo? Se non lo hai fatto ti conviene, prima di iniziare questa qui...ecco il link della prima parte : "Parte 1: Il Gabbiano", e quello della seconda: "Parte 2: Il Podere dei Collins" te li aprirà automaticamente in una nuova scheda, mi raccomando poi torna qui ;) 


"A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere,
 più o meno consapevolmente, che «ogni straniero è nemico».
 Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente;
 si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati,
 e non sta all'origine di un sistema di pensiero"

 "Se questo è un uomo", P.Levi 

Prologo


Ma che cosa avevano raccontato a Sammy quando aveva sei anni?
Le avevano dato da leggere quella lettera scritta da sua "madre", quelle lacrimose frasi in cui lei le spiegava che aveva dovuto lasciarla lì, nel Podere dei Collins, perchè quella era la legge.
"Non ti puoi ricordare di me, hai solo otto mesi, e tuo padre se ne è andato prima che tu nascessi.
Però ricordati tesoro mio che sei Irlandese, battezzata e gentile, e che un giorno ci rivedremo, lavoreremo insieme e moriremo insieme. In un mondo che di sicuro sarà migliore di quello in cui siamo nate. Io anche sono una bambina ancora, ho 16 anni.".
Come faceva sua madre a sapere il carattere di Sammy?
Lei non era gentile.
Mai.
Era una ragazzina arrabbiata, e non avrebbe mai lasciato il Podere dei Collins, anche se, teoricamente, il suo tempo là dentro era quasi scaduto.
Sarebbe rimasta un altro anno, poi le avevano detto che sua madre se la sarebbe ripresa, ora lavorava per il ricco proprietario di un altro podere, faceva la domestica, e lei sarebbe andata a lavorare con lei.
Avrebbe lavorato per uno sconosciuto e con una sconosciuta, e non voleva assolutamente fare una tale fine, ma era predestinata...era la legge, anche quella era una legge da rispettare!
Tutti rispettavano la legge ma nessuno rispettava la vita delle persone, e i sentimenti della gente, Sammy era una ragazzina sveglia, e sapeva che il mondo faceva schifo, se ne rendeva conto benissimo.
Per tutti questi motivi non intendeva mettere mai un solo piede fuori da lì.
Amava l'autunno poi, le piacevano le foglie rosse, arancioni e marroni, le piaceva disegnarle: era un'artista. 
Era l'artista del Podere, quella che faceva i quadri, quella che faceva ritratti a chiunque.
Era la preferita di tanti insegnanti, soprattutto in quel periodo autunnale, in cui tutto era silenzioso, fresco, e lei riusciva ad essere al meglio del suo rendimento scolastico.
Ma mai al massimo della sua gentilezza.
Visto che non era affatto gentile.

 Parte seconda : Sammy.

Mary, mentre il dottore le stava toccando la pancia, annusando i capelli, sentendo il battito del cuore, si era messa a piangere.
Nessuno poteva toccarla così.
Le faceva paura tutto quel contesto.
"Ragazzina è la prassi...adesso te ne vai a prendere il programma settimanale e poi vai a frignare nel tuo caldo lettuccio".
Il Dottore aveva un lungo vestito bianco addosso, un tipo di vestito che lei non aveva mai visto, e le metteva ansia.
Uscì dalla sala in lacrime e con un foglio bianco in mano, Sabine la stava aspettando di fuori.
"Hai finito...ci hai messo un'eternità, su andiamo dalla Signora Alcott, poi ti accompagno in camera tua" - "Ok...".
"Su, un po' di vigore! Abbiamo quasi finito con la prassi".
Tutti nominavano quella parola..."prassi", ma Mary non ne conosceva il significato, nè aveva il coraggio di chiederlo a qualcuno.
La Signora Alcott quando la rivide sorrise.
"Finalmente! Ho finito il tuo programma settimanale almeno venti minuti fa, entra! Visser, non rimanere sulla porta, entra anche tu!".
Sembrava quasi allegra.
Le due entrarono  e si sedettero di fronte allo strano tavolo della donna.
"Dammi il foglio che ti ha lasciato il dottore per cortesia...", Mary annuì e con uno scatto glielo consegnò.
La Signora Alcott lo lesse con molta concentrazione, strizzando gli occhi ed annuendo di continuo.
"Bene bene...per gli occhi cominci la cura da domani, hai bisogno di nutrirti ma comincerai a farlo domani mattina perchè l'orario della cena è passato da circa un'ora...e devi lavarti. Lo farai nel bagno della tua stanza, stasera. Sul tuo letto troverai la divisa, la indosserai a partire da domani mattina alle sette, quando verrai a fare colazione.
Domani ti daremo il braccialetto con scritto il tuo codice, il tuo nome e la tua casta. Con quello potrai accedere ai pasti, alle lezioni e a tutto quello che ti sarà utile".
"Non posso mangiare proprio nulla adesso? Ho molta fame..." - "No, è la prassi, l'ora di cena è finita".
Era la prassi.
Quella dannatissima prassi che le era così nemica.
"Ecco il tuo programma settimanale".
La vecchia le diede un foglio rigido e nero dove erano appena state stampate in bianco tutte le lezioni a cui avrebbe preso parte Mary, gli orari della colazione, del pranzo, della merenda all'aperto, della cena e della messa domenicale.
"Ci sono delle regole fondamentali qui dai Collins".
"Voglio saperle..." - "Rispettare sempre il programma, sempre, è una questione di vita o di morte. Romperesti un equilibrio fondamentale. Non uscire mai dal podere, mai, nemmeno ottenendo il consenso da qualche insegnante, è assolutamente vietato, sei sotto la nostra responsabilità. Come lo sono tutti" - "Ok..." - "Mangiare sempre tutto ciò che ti verrà messo nel piatto, fare tutti i compiti che ti verranno assegnati, nel tuo caso dovrai sempre andare a messa e frequentare la catechesi, perchè sicuramente i tuoi non ti hanno mai portato a farla", ridacchiò - "E adesso puoi andare, è stato un piacere e credo che difficilmente ci rivedremo ancora".
L'idea di non vederla più rese Mary davvero felice.
"Visser, portala via".

Mentre risalivano le scale Sabine le diede un pezzo di pane : "Ce l'avevo nella borsa...so che stai morendo di fame, questo è tutto ciò che ho da darti però", Mary grata alla donna, lo divorò in tre secondi.
"Meredith 32, ti prometto che da domani la tua vita diventerà rassicurante".
Arrivarono dopo una ventina di minuti davanti alla stanza numero 61 e Sabine bussò alla porta.
Fu una ragazzina bassina con i capelli rossi e spettinati e il naso tempestato di lentigini ad aprire.
"Professoressa...chi è questa? Dobbiamo darle il letto di Eva?" - "Samantha 13 lasciaci entrare...".
Samantha 13 si spostò e le lasciò passare.
Mary vide un letto con sopra una divisa bianca con le righe nere.
"Ma Eva se ne è andata solo ieri e già l'avete sostituita?" - "E' così che va il mondo Samantha 13...le altre dove sono?" - "A guardare il cielo con il Professor Leroy...io ho preferito rimanere qui" - "Perfetto, allora sarai la prima a socializzare con Meredith 32, io vado a dormire".
Sabine guardò Mary, con dolcezza.
"Buonanotte piccoletta", poi si rivolse all'altra bambina: "'Notte anche a te Samantha 13" - "Buonanotte".
Poi uscì.

"Non chiamarmi mai Samantha 13, io sono Sammy van Nistelrooy, per tutti...o almeno per chi qui dentro mi conosce e sono Irlandese di origine. Non pensare che farai come ti pare dentro questa stanza, prima di tutto comincia a lavarti, perchè mi sembri...come dire...grigia. Non so se avremo lezioni insieme, e onestamente non mi interessa, ti hanno messo al posto di Eva, che era la mia migliore amica, e la cosa mi urta da morire" - "Ma dove sta adesso questa Eva?" - "Con suo padre, si sono trasferiti nel continente Declin, ma non la invidio, io adoro questo posto".
Era sincera, si vedeva. Ed era anche sgarbata e cattiva.
"Noi dobbiamo collaborare perchè facciamo parte della stessa Casta, anche tu hai una croce sulla mano, anche tu sei povera e anche tu stai per diventare un'adolescente. Quindi non ci  remeremo contro...ma non remeremo insieme. Mai."


Grazie a Michela Di Bartolomeo per la foto <3

ECCO PER VOI IL QUARTO EPISODIO : PARTE QUARTA: IL CUORE GRIGIO DI UNA MADRE.

lunedì 16 luglio 2012

Parte 2: Il Podere dei Collins

Hai già letto la prima parte di questo romanzo? Se non lo hai fatto ti conviene, prima di iniziare questa qui...ecco il link della prima parte : "Parte 1: Il Gabbiano", te lo aprirà automaticamente in una nuova scheda, mi raccomando poi torna qui ;)



"La collina non si vedeva, nebbia e tenebre la nascondevano,
 e non il più fioco raggio di luce indicava il grande Castello. 
K. Si fermò a lungo sul ponte di legno che conduceva 
dalla strada maestra al villaggio, e guardò su nel vuoto apparente."
"Il Castello", F. Kafka


Prologo

Il Podere dei Collins era uno dei meno famosi del continente.
Ce ne erano a centinaia, qualcuno li chiamava scuole, erano i più vecchi a farlo, perchè erano così che li avevano chiamati i loro genitori o i loro nonni, qualcuno fattorie...qualcuno prigioni, ma erano effettivamente dei poderi, strutture antiche e comprate dai diretti proprietari.
A qualcuno piaceva chiamarli casali.
Il Podere dei Collins era stato dei Collins per duecento anni, duecento anni sono tantissimi, ma avevano un prezzo, e quel prezzo era 1 milione di dollari.
Il continente aveva dato ai proprietari del podere quella cifra, facendo sì che andassero a vivere da un'altra parte e che non rivendicassero i loro diritti sulla proprietà, di lì a mai più.
Servivano grandi strutture per ospitare tutti quei ragazzini, i loro insegnanti e tutti quelli che si occupavano di gestire l'intera area e tenerla in ordine.
Nel Podere dei Collins c'erano 500 bambini, divisi accuratamente in caste.
Era una grande struttura bianca, calda, o meglio caldissima ed accogliente.
Era circondato da campi verdi dall'aspetto sintetico, alberi alti che un po' lo nascondevano.
Dietro c'erano le montagne, quasi sempre innevate.
Una grande scritta compariva all'ingresso, sopra quel portone nero e pesante : "Podere dei Collins. Un Podere Inglese", e lo stemma anche, quella colomba con le ali dispiegate posata sul braccio di un uomo con la barba.
Molti i bambini cresciuti là dentro, bambini che vi avevano trovato un tetto dai loro primissimi giorni di vita e che avevano vissuto lì fino ai dodici anni, alcuni che vi erano arrivati un po' più grandi, altri dopo i dodici anni non avevano trovato altri posti dove stare, perchè i loro genitori erano morti, o magari erano vivi ma non potevano mantenerli, o altri perchè prima dei dodici anni, per cause varie...erano morti.
Non era poco comune morire in giovane età nel 2335, tante erano le malattie che le polveri contenute nelle bombe avevano diffuso, malattie senza cura, ancora sconosciute.
Bambini erano morti mentre mangiavano, mentre dormivano, mentre piangevano...succedeva anche in quelle fattorie così protette : bastava essere stati a contatto con quelle maledette bombe anche solo una volta.
Bastava davvero poco per abbandonare quel mondo infame.
Al podere dei Collins non moriva più nessuno da un po', per fortuna.

Parte seconda : Il Podere dei Collins.

Il Viaggio per arrivare al Podere non fu lunghissimo, ma fu noioso.
Sabine non amava molto parlare, non era una di quelle donnicciole affettuose, e poi non aveva ancora mai abbracciato Mary, ed era questo che faceva arrabbiare la ragazzina.
Sua madre l'aveva fatta crescere nella polvere, ma mai senza affetto.
"Ma quanto manca per arrivare a questo bel posto?" - "Poco Meredith, manca davvero poco..." - "Mi piacerà davvero? Io non ho visto mai bei posti..." - "Ti piacerà da morire".
Sabine sorrise, aveva i denti un po' storti, come quelli della nonna di Mary.
Erano a bordo di una macchina, lunga e nera, guidata da Jack, un omino basso tra i più silenziosi al mondo.
Nel cuore di Mary era davvero tanta l'aspettativa, ma già sentiva la mancanza di sua madre, non era mai uscita di casa, per lei era quello il suo mondo...anche ben delimitato, e lì aveva sempre vissuto, avrebbe voluto guardare fuori dai finestrini dell'auto...ma erano scuri e vedeva solo l'ombra di case piccole e mezze distrutte...un po' come la sua.
Quindi niente di nuovo.

20 Ottobre 2355, Agony, Podere dei Collins. 

L'arrivo fu traumatico per la ragazzina.
Vide quelle immense montagne a far da cornice ad una casa davvero tanto grande, che si vedeva a malapena per colpa di tutti gli alberi che la coprivano.
La luce del sole diede fastidio a Mary : "Mi fanno male gli occhi..." - "E' normale Meredith, non appena saremo dentro il medico ti darà una pasticca, ne dovrai prendere una ogni giorno e poi gli occhi non ti faranno più male, è colpa di un virus " - "Un virus?" - "Ti spiegherò cos'è un virus un giorno ma adesso dobbiamo entrare".
Mary guardò il cancello nero e gigantesco, poi sentì freddo.
Sabine, come se le avesse letto nella mente, le mise la sua giacca sulle spalle.
"Dobbiamo entrare dentro la casa che sta dietro agli alberi?" - "Sì, forza, seguimi".
 Sabine a passo svelto raggiunse il cancello e Mary sentì che la macchina dietro di loro se ne andava, la donna tirò fuori dalle tasche un quadratino nero, vi digitò qualcosa sopra e il cancello permise loro di entrare, richiudendosi molto rapidamente dopo che già si trovavano nella proprietà.
Mary sentì un buon odore provenire dagli alberi : "Cos'è questo profumo? Mi piace" - "Odore di Pino, piace tanto anche a me, ma su svelta, dobbiamo andare nell'atrio, lì ti sta aspettando la Signora Alcott, e non ama i ritardatari e noi siamo in ritardo di mezz'ora,  ti farà un po' di domande e poi ti dirà dove sei situata" - "In che senso?" - "Dove dovrai studiare, dormire, lavarti...e tutto il resto".
Arrivarono nell'atrio, entrando da un portone nero con la scritta : Podere dei Collins. Un Podere Inglese, che fece sentire Mary rilassata, era nel suo territorio.
Sabine la prese per mano una volta dentro e la condusse a passi svelti di fronte ad una stanzetta, senza darle il tempo di guardarsi intorno.
La porta si aprì automaticamente al  loro arrivo ed entrarono.
Una donna se ne stava seduta dietro ad un tavolo bianco, la stanza era spoglia, le sue mura non erano ornate da foto o quadri, era tutto così triste, Mary pensò che quello non era affatto un bel posto.
"Visser! La prossima volta che farai così tanto ritardo mi troverai coricata sul mio letto e non qui seduta ad aspettarti invano...dov'è la ragazzina?" - "Non la vedete? E' qui, accanto a me".
Quella che doveva essere la Signora Alcott si alzò in piedi e osservò Maredith sorridendo appena.
"Questa bambina è sottopeso, denutrita, pallida, debole e ha gli occhi rossi...sarebbe morta molto presto se non fossi andata a prenderla...".
Mary riconobbe le parole di Sabine, quelle che aveva detto ai suoi genitori, e solo ora le parvero allarmanti.
"Piccoletta, siediti pure".
La bambina andò di fronte al tavolo, e in poco tempo una sedia comparve dietro di lei, che stupita si accomodò.
"Non è magia, ho solo premuto questo pulsante qui sopra, Mary guardò il piccolo pulsante rosso accanto alla mano destra della donna e sorrise.
La Signora Alcott era davvero molto brutta, molto grassa e molto vecchia.
Vestita di verde, un verde brutto e sporco, e con i capelli rossi e molto corti.
Toccò con le mani il tavolo e in breve comparve la foto di Mary.
"Come mai la mia foto è su questo tavolo?" - "Questo non è un tavolo piccoletta...è un computer, adesso però rispondi alle mie domande".
"Ok...".
"Dimmi il tuo nome completo..." - "Meredith McFray, e sono inglese..." - "Io sono Americana e mi chiamo Electra Alcott invece, religione?" - "Cosa?" - "Ti ha mai bagnato la testa un uomo vestito di nero?" - "Sì..." - "Cristiana! Maledizione...sei cristiana!" - "Non lo so...".
"Sì, è cristiana, i genitori l'hanno fatta battezzare" - "Lo avevo capito Visser, sei sempre così utile".
"Se sei cristiana allora non avrò l'onore di insegnarti nulla, non fai parte della mia casta, peccato, mi stai simpatica".
Quella donna puzzava molto.
"Cristiana come? Ortodossa? Cattolica? Protestante? Tua madre ti ha per caso insegnato qualche strana filastrocca che parla di padri?" - "Padre nostro...che sei..." - "Tua madre in casa ha foto di qualche persona che chiama santo? O San? Ti ha parlato della Madonna" - "Sì..." - "E' cattolica, strano, inglese e cattolica".
"Capelli biondo cenere, occhi grigi, altezza...mh...vabbè lo deciderà il medico, sai scrivere e leggere?" - "Sì" - "Chi te lo ha insegnato?" - "Mio padre" - "Come si chiamano i tuoi genitori?" - "Meredith e Paul" - "Che fantasia tua madre...che giorno sei nata?" - "Il 2 Gennaio del 2345" - "Vieni dal Villaggio Grigio...i tuoi sono vivi entrambi...tuo padre che lavoro fa?" - "Ha sempre tutta polvere addosso..." - "Ok, pulisce il villaggio, siete poveri, starai nella casta che porta il nome di Nord-Ovest, siete tutte cristiane,  povere e femmine poco meno che adolescenti, in stanza con...vediamo".
Toccò due volte il suo tavolo.
"Sammy van Nistelrooy , 11 anni Irlandese di origine, Jaya Aurobindo, dieci anni, Indiana di origine e Charlotte Clark, 11 anni, inglese come te, sono brave ragazze, ora andrai dal medico, ti visiterà, poi tornerai qui e ti darò il tuo programma settimanale, che dovrai rispettare a partire da domani, senza eccezioni, rimarrai qui fino al 3 Gennaio del 2357 e sarai Meredith 32 a partire da...adesso" - "Perchè 32?" -"Sai contare?" - "Sì" - "Allora chiedi a tutte le bambine che vivono in questo podere come si chiamano, e scoprirai che ci sono 31 Meredith oltre a te".
"Posso portarla dal medico o dovete farle altre domande?" - "Riportamela tra mezz'ora, il tempo di scrivere il programma...ah, solo una cosa" aprì un piccolo cassetto e ne estrasse un'aggeggio bianco "Dammi la mano destra", la bambina obbedì, e la Signora Alcott le poggiò quell'oggetto sulla mano, quando lo tolse Mary vide che ora vi era una croce disegnata sopra .
 "Ok, Meredith 32, saluta la Signora Alcott", le disse Sabine - "Ciao Signora Alcott".
La donna le fece un piccolo sorriso, poi toccò quel suo strano tavolo che chiamava computer.
Le due uscirono dalla stanza.
"Ma quando andiamo nel bel posto?", chiese Mary a Sabine, che rise...con amarezza.

Grazie a Michela Di Bartolomeo per la foto <3

Potete leggere qui Il terzo episodio : Parte 3: Sammy.

venerdì 6 luglio 2012

Parte 1: Il Gabbiano


Nessun Gabbiano ,mai, si leva a protestare contro le delibere del consiglio,
ma la voce di Jonathan si levò :
"Incoscienza? Condotta irresponsabile? Fratelli miei!" gridò.
"Ma chi ha più coscienza di un gabbiano
che cerca di dare un significato, uno scopo più alto all'esistenza?"

Il Gabbiano Jonathan Livingston”, R. Bach


Prologo
 
Era successo tutto dopo i brutti e gravi terremoti del 2296, già da anni la Terra stava dando segni di cedimento, intere città erano state distrutte dai vulcani risvegliati dal loro sonno e inondazioni avevano travolto regioni intere...ma con i terremoti si era davvero raggiunto il peggio.
C'era chi ancora credeva che Dio esistesse e parlava di punizione divina...chi invece dava tutta la colpa all'uomo.
In soli quattro mesi il suolo aveva ceduto totalmente, deformando le stesse forme dei continenti, i quali non erano più ben distinti tra loro, ma divisi in tre grandi isolati : Desolation, Agony e Declin.
Non più America, non più Europa, non più Oceania o Africa...non più Francia, Nuova Zelanda o Cina...tutto era insieme adesso...e tu eri un declinese, un desolese o un agonese...e parlavi inglese, ovviamente.
Il presidente degli Stati Uniti d'America era infatti riuscito a prendere in mano le redini di Declin, il “continente” più grande, finanziando con i soldi ricavati da alcune spedizioni top secret , l'agricoltura e la ricerca scientifica.
Le persone erano riuscite a ricostruire una loro vita all'inizio del 2300, continuando ad esercitare le loro professioni o rubando a chi di denaro ne aveva sempre avuto troppo, ma Declin rimaneva sempre il più potente...per questo aveva dichiarato guerra agli altri due continenti, che insieme non avrebbero nemmeno lontanamente raggiunto il suo prestigio. Le prime bombe erano esplose su Agony nel 2304, e non si erano più fermate.
Moltissime persone perdono ancora la vita oggi a causa degli attacchi di Declin, e il continente più soggiogato è il piccolo Agony, il quale ha sempre meno abitanti...la gente muore ogni giorno, ma nasce con molta meno frequenza.
Perché dar vita ad un figlio che crescerà in un mondo piegato dalla fame , dalla povertà e dalla guerra e che comunque non potrà crescere con la sua famiglia?
I bambini infatti,vengono tutelati dalla guerra nel momento stesso in cui nascono , venendo “chiusi” dentro alcune ville grandissime finanziate dagli ex Stati Uniti d'America, dove rimangono fino all'età in cui diventano civili : dodici anni.
Le chiamano i Poderi, qualcuno le Fattorie.
Nelle Fattorie ricevono un'istruzione, un 'educazione e una famiglia formata dai loro compagni di stanza. Alcuni rimangono nelle ville anche dopo il dodicesimo compleanno, perché i genitori sono morti in guerra o perché non sarebbero in grado di mantenerli...altri però hanno genitori pazzi che li nasconderebbero a vita pur di non mandarli in … “quei luoghi misteriosi”.

Parte prima : Il Gabbiano.

Meredith McFray, Mary, era una ragazzina inglese.
Non viveva in Inghilterra, perchè l'Inghilterra non esisteva più, ma sapeva di essere inglese perchè sua nonna glielo aveva detto per anni prima di morire.
"Ricorda che tu non sei un'abitante di Agony, Agony fa vomitare, tu sei Inglese, e devi vivere come un'inglese vera e morire come un'inglese vera".
Sua nonna era morta cadendo dalle scale dopo esser stata colpita sul cranio da una pietra davvero grande, gliel'avevano tirata i Declinesi, quei piccoli bastardi.
E sicuramente, da vera inglese, Mary sarebbe morta allo stesso modo.
Cadendo come una pera dalle scale.
Che morte brutta, e quanto era brutto essere inglesi.
Mary aveva dieci anni, non aveva fratelli ed era nata per sbaglio, sentiva sempre sua madre che lo diceva a suo padre.
"Non dovevamo metterla alla luce...che futuro le possiamo dare?", e lei non capiva.
Perchè avevano deciso di avere una figlia se non la volevano?
Non c'era un modo per mandare indietro i figli?
Eppure l'amavano, sua madre poi le dava sempre dei grossi baci, baci pieni di affetto.
Per non parlare degli abbracci, così forti, così veri.
Suo padre anche, tornava sempre la sera pieno di polvere e le chiedeva ogni volta: "Stai bene Mary?".
E lei sì che stava bene.
Passava le sue giornate a costruire casette, le faceva con i mattoncini che suo padre le regalava. Aveva tutte le sue casette nella sua stanza, così piccola, così grigia, era il suo nido.
Non usciva di casa, era troppo pericoloso. Non apriva sempre le finestre perchè altrimenti sarebbe entrata troppa polvere, parlava solo con i suoi genitori, e se qualcuno entrava in casa loro lei, agile com'era, sapeva nascondersi molto in fretta in quel baule che serviva a nasconderla.
La nascondeva dai Desolesi, la nascondeva da tutti.
Nessuno poteva vederla.
"Nasconditi sempre", le diceva sua madre : "Nasconditi sempre o i Desolesi ti porteranno via, dove hanno portato il figlio dei vicini, in quella fattoria dove picchiano i bambini e li costringono a comportarsi in modi strani, in modi non inglesi".
Mary non aveva idea di come fossero i modi inglesi, e nemmeno di come fossero i modi non inglesi, ma la cosa la terrorizzava, per questo alla minima voce che sentiva, o ogni volta che qualcuno bussava alla porta, correva a chiudersi nel suo baule, fino a quando non sentiva le persone uscire.
Una sola volta Mary aveva visto una persona che non faceva parte della sua famiglia, si trattava di un uomo vestito di nero, molto grigio e vecchio, le aveva bagnato la testa e unto la fronte, lei aveva sei anni, ma lo ricordava molto bene, ricordava che sua madre si era messa a piangere e le aveva dato tanti abbracci in quell'occasione.

20 Ottobre 2355, Agony, Villaggio Grigio.

La sera Mary poteva giocare fuori dalla sua stanza, per un po', ed era il suo momento preferito della giornata.
"Tesoro non portare i mattoncini qui però...tua madre non fa altro che pulire tutto il giorno!", non era vero, sua madre non faceva nulla dalla mattina alla sera.
"Papà dopo li porto in camera...adesso fammi giocare un po'...".
Poi cominciò quel rumore insistente.
Un continuo bussare sulla porta, fastidioso, e una voce di donna che urlava : "Aprite! Traditori!".
Mary subito si era chiusa nel solito baule in cucina, senza paura, senza ansia, ma solo con la speranza di tornare presto a giocare con i suoi mattoni.
I suoi genitori avevano fatto entrare la donna urlante, lei poteva sentire chiaramente la loro conversazione.
"I Green vi hanno segnalato, avete una non dodicenne in casa" - "Non è assolutamente vero! Non abbiamo figli!".
La donna aveva cominciato a ridere.
"Già quattro anni fa sono venuta a controllare, dopo che avevano avvistato un prete nei dintorni... " - "Era perchè avevo sentito il bisogno di confessarmi..." - "Non diciamo bugie signor McFray, non le diciamo! I preti vengono da queste parti solo per battezzare! Lo sanno tutti!" - "E chi avremmo dovuto far battezzare? I Green sono solo tristi per via di loro figlio...e adesso vogliono scaricare la loro frustrazione su di noi! E' ingiusto!".
"Matt sta benissimo adesso, è accudito, istruito, viene lavato tutte le sere! Qui nel Villaggio Grigio poteva solo rotolare nella polvere, come vostro figlio! Dove lo tenete nascosto? O è una bambina? Se è una bambina verrete arrestati, sapete che alle bambine sta prendendo quella malattia che colpisce i loro occhi vero?".
Fu sua madre a parlare.
"Non ne sappiamo niente..." - "Lo sanno tutti, è sui giornali di mezzo Agony, le bambine senza cure stanno diventando cieche" - "Forse ne ho sentito parlare...adesso non ricordo" - "Maledetti traditori! Adesso ditemi dov'è! Salvatela, fate sì che riceva delle cure, delle attenzioni, che abbia un'alimentazione sana!".
Fu suo padre ad aprire il baule, dopo tantissimi minuti di silenzio assoluto.
La luce diede fastidio a Mary.
Lui stava piangendo, aveva le occhiaie e i capelli sporchi, non se ne era accorta prima. "Amore esci, questa signora ti vuole vedere...".
Mary, obbediente, si alzò ed uscì agile dal baule...dal suo nido.
Sua madre era seduta, disperata, e quella donna, in piedi, la guardò sorridendo. Aveva il cappello viola, un abito lungo e nero, lo sguardo buono.
"Mi chiamo Sabine Visser...tu chi sei?" - "Sono Meredith McFray e sono Inglese...".
"Signori McFray?", la donna si rivolse a suo padre e a sua madre.
"Questa bambina è sottopeso, denutrita, pallida, debole e ha gli occhi rossi, sarebbe morta a breve se non fossi venuta a prenderla, avete pensato a farla battezzare ma non a garantirle la sopravvivenza? Dovrei arrestarvi, ma mi fate una gran pena e vi lascerò qui, col senso di colpa".
Guardò di nuovo Mary, cambiando sguardo, era di nuovo dolce.
"Tu vieni con me, prendi le tue cose..." - "Non so se posso...".
"Amore vai, la signora ti porta a vedere un bel posto, ti compra dei vestiti nuovi e poi torni qui da noi a raccontarci tutto ok?".
Mary fu subito contenta e a passi svelti diede un bacio prima a sua madre, poi a suo padre, poi si avvicinò alla signora tenendole la mano.
"Mi porti fuori di qui?" - "Sì Mary, ti porto fuori..." - "Ma io ho paura della luce" - "Non devi mai avere paura delle cose nuove...".
Le due uscirono dalla casa.
Meredith non lo sapeva ancora, ma non avrebbe più visto i suoi genitori.

Potete leggere qui Il secondo episodio : "Parte 2: Il Podere dei Collins"